意语阅读:《木偶奇遇记》24

文章作者 100test 发表时间 2007:03:14 20:53:47
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24. Pinocchio arriva allIsola delle Api industriose e ritrova la fata.

Pinocchio e il Delfino

Pinocchio, animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo povero babbo, nuotò tutta quanta la notte.

E che orribile nottata fu quella! Diluviò, grandinò, tuonò spaventosamente, e con certi lampi che pareva di giorno.

Sul far del mattino, gli riuscì di vedere poco distante una lunga striscia di terra. Era unisola in mezzo al mare.

Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia: ma inutilmente. Le onde, rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro, come se fosse stato un fuscello o un filo di paglia. Alla fine, e per sua buona fortuna, venne unondata tanto prepotente e impetuosa, che lo scaraventò di peso sulla rena del lido.

Il colpo fu così forte che, battendo in terra, gli crocchiarono tutte le costole e tutte le congiunture: ma si consolò subito col dire:

"Anche per questa volta lho proprio scampata bella!"

Intanto a poco a poco il cielo si rasserenò. il sole apparve fuori in tutto il suo splendore e il mare diventò tranquillissimo e buono come un olio.

Allora il burattino distese i suoi panni al sole per rasciugarli e si pose a guardare di qua e di là se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata dacqua una piccola barchetta con un omino dentro. Ma dopo aver guardato ben bene, non vide altro dinanzi a sé che cielo, mare e qualche vela di bastimento, ma così lontana, che pareva una mosca.

"Sapessi almeno come si chiama questisola!" andava dicendo. "Sapessi almeno se questisola è abitata da gente di garbo, voglio dire da gente che non abbia il vizio di attaccare i ragazzi ai rami degli alberi. ma a chi mai posso domandarlo? a chi, se non cè nessuno?..."

Questidea di trovarsi solo, solo, solo in mezzo a quel gran paese disabitato, gli messe addosso tanta malinconia, che stava lì lì per piangere. quando tutta un tratto vide passare, a poca distanza dalla riva, un grosso pesce, che se ne andava tranquillamente per i fatti suoi, con tutta la testa fuori dellacqua.

Non sapendo come chiamarlo per nome, il burattino gli gridò a voce alta, per farsi sentire:

"Ehi, signor pesce, che mi permetterebbe una parola?"

"Anche due", rispose il pesce, il quale era un Delfino così garbato, come se ne trovano pochi in tutti i mari del mondo.

"Mi farebbe il piacere di dirmi se in questisola vi sono dei paesi dove si possa mangiare, senza pericolo desser mangiati?"

"Ve ne sono sicuro", rispose il Delfino. "Anzi, ne troverai uno poco lontano di qui."

"E che strada si fa per andarvi?"

"Devi prendere quella viottola là, a mancina, e camminare sempre diritto al naso. Non puoi sbagliare."

"Mi dica unaltra cosa. Lei che passeggia tutto il giorno e tutta la notte per il mare, non avrebbe incontrato per caso una piccola barchettina con dentro il mi babbo?"

"E chi è il tuo babbo?"

"Gli è il babbo più buono del mondo, come io sono il figliuolo più cattivo che si possa dare."

"Colla burrasca che ha fatta questa notte, rispose il delfino, la barchettina sarà andata sottacqua."

"E il mio babbo?"

"A questora lavrà inghiottito il terribile Pesce-cane, che da qualche giorno è venuto a spargere lo sterminio e la desolazione nelle nostre acque."

"Che è grosso di molto questo Pesce-cane?" domandò Pinocchio, che digià cominciava a tremare dalla paura.

"Se gli è grosso!..." replicò il Delfino. "Perché tu possa fartene unidea, ti dirò che è più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga e profonda, che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa."

"Mamma mia!" gridò spaventato il burattino: e rivestitosi in fretta e furia, si voltò al delfino e gli disse: "Arrivedella, signor pesce: scusi tanto lincomodo e mille grazie della sua garbatezza."

Detto ciò, prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto. tanto svelto, che pareva quasi che corresse. E a ogni più piccolo rumore che sentiva, si voltava subito a guardare indietro, per la paura di vedersi inseguire da quel terribile Pesce-cane grosso come una casa di cinque piani e con un treno della strada ferrata in bocca.

Dopo mezzora di strada, arrivò a un piccolo paese detto "Il paese delle Api industriose". Le strade formicolavano di persone che correvano di qua e di là per le loro faccende: tutti lavoravano, tutti avevano qualche cosa da fare. Non si trovava un ozioso o un vagabondo nemmeno a cercarlo col lumicino.

"Ho capito", disse subito quello svogliato di Pinocchio, "questo paese non è fatto per me! Io non son nato per lavorare!"

Intanto la fame lo tormentava, perché erano oramai passate ventiquattrore che non aveva mangiato più nulla. nemmeno una pietanza di veccie.

Che fare?

Non gli restavano che due modi per potersi sdigiunare: o chiedere un po di lavoro. o chiedere in elemosina un soldo o un boccone di pane.

A chiedere lelemosina si vergognava: perché il suo babbo gli aveva predicato sempre che lelemosina hanno il diritto di chiederla solamente i vecchi e glinfermi. I veri poveri, in questo mondo, meritevoli di assistenza e di compassione, non sono altro che quelli che, per ragione detà o di malattia, si trovano condannati a non potersi più guadagnare il pane col lavoro delle proprie mani. Tutti gli altri hanno lobbligo di lavorare: e se non lavorano e patiscono la fame, tanto peggio per loro.

In quel frattempo, passò per la strada un uomo tutto sudato e trafelato, il quale da sé tirava con gran fatica due carretti carichi di carbone.


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